16,00€ 15,20€
“Il non so che confessa subito di non essere capace di venire in chiaro dell’oggetto di cui si occupa; di più: rinunzia fin dall’inizio a spiegare in qualche modo questo oggetto, lo proclama inconoscibile e ammette di non saper che dirne.”
Paolo D’Angelo
Espressione di un’esperienza ai limiti del dicibile, il “non so che” è stato più volte il tema di brillanti apologhi, dialoghi, trattati. Confessione di ignoranza, appare negli scritti dei dotti, da Cicerone a Sant’Agostino, da Leibniz a Montesquieu, fino alla ripresa novecentesca di un Jankélévitch. Benché sia stato frequentemente bersaglio di facili ironie, il “non so che” vanta dunque una lunga tradizione, che si estende dal mondo latino all’Europa moderna, e attraversa la mistica e la retorica, la psicologia e la filosofia, la produzione poetica e prosastica. È peró tra il ’600 e il ’700 che il “non so che” diventa il luogo intorno a cui si addensano tutte le nozioni più importanti che segnano l’emergere dell’estetica moderna: sentimento, gusto, grazia, cuore, simpatia, sorpresa, delicatezza, charme, arte e natura. Questo libro è il primo tentativo organico di documentare la diffusione europea del “non so che”, e di interpretarne, in particolare, l’importanza per l’estetica.
Paolo D’Angelo è professore ordinario di Estetica presso il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Roma Tre. Dirige la rivista “Aesthetica Preprint” e collabora con il quotidiano “Domani”.
Stefano Velotti è Professore ordinario di Estetica nel Dipartimento di filosofia della Sapienza-Università di Roma. Ha insegnato per alcuni anni nelle università di Yale, Stanford, UCSB e UCLA. Ha lavorato per l’editoria, per i programmi di Radio Tre e i programmi educativi della Rai. Scrive per le pagine culturali di quotidiani e periodici nazionali.
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788877262233 |
---|---|
N° pagine | 154 |
Anno di pubblicazione | 2023 |
A cura di | Paolo D’Angelo e Stefano Velotti |