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Lettera sulla Scultura
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Lettera sulla Scultura

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Hemsterhuis interviene nel grande dibattito settecentesco (Crousaz, Hutcheson, Batteux, Montesquieu) sulla definizione della bellezza come “unità nella molteplicità” in modo assolutamente originale ed innovativo. Egli infatti identifica l’unità col “minimum” di tempo in cui un molteplice può essere colto nella sua totalità, con l’ulteriore specificazione che quest’ultima deve rappresentare un “maximum” di idee. La definizione della bellezza come risultato di una correlazione inversamente proporzionale fra un valore massimale (il gran numero d’idee) ed uno mimale (la temporalità) produce conseguenze radicali: «il bello non ha alcuna realtà in se stesso», la bellezza è l’esito di un processo antropologico che comporta il superamento qualitativo e non la mera imitazione della natura.

COD: 9788877261762 Categoria:
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Altissima fu la fama del filosofo olandese Frans Hemsterhuis (1721-1790) presso i suoi contemporanei – personaggi del calibro di Goethe, Jacobi, Herder – che lo onorarono dell’appellativo di «Platone batavo»; fama che si protrasse nella susseguente stagione romantica, alimentata dall’entusiasmo degli Schlegel, di Novalis, Hölderlin… E la sua incidenza nei punti nevralgici delle grandi avventure intellettuali non sta solo sotto il segno della metafisica, della filosofia della storia e dell’epistemologia, ma parimenti dell’estetica e della storia dell’arte. Lo dimostra, in modo esemplare, uno dei suoi testi più significativi: la Lettera sulla Scultura (1769). La prima ragione dell’interesse straordinario di questo saggio sta nel fatto che con esso Hemsterhuis interviene nel grande dibattito settecentesco (Crousaz, Hutcheson, Batteux, Montesquieu) sulla definizione della bellezza come “unità nella molteplicità” in modo assolutamente originale ed innovativo. Egli infatti identifica l’unità col “minimum” di tempo in cui un molteplice può essere colto nella sua totalità, con l’ulteriore specificazione che quest’ultima deve rappresentare un “maximum” di idee. La definizione della bellezza come risultato di una correlazione inversamente proporzionale fra un valore massimale (il gran numero d’idee) ed uno mimale (la temporalità) produce conseguenze radicali: «il bello non ha alcuna realtà in se stesso», la bellezza è l’esito di un processo antropologico che comporta il superamento qualitativo e non la mera imitazione della natura. Tutte posizioni che tracciano orizzonti di pensiero che trascendono la rappresentazione classicistica del “bello ideale” e si aprono alla riflessione contemporanea. Di non minore rilevanza è la seconda ragione d’interesse della Lettera sulla Scultura. Dove infatti – dopo i Pensieri sull’Imitazione di Winckelmann (1755) e prima della Plastica di Herder (1778), entrambi pubblicati in questa collana – intrecciando un serrato dialogo con i massimi esponenti della cultura artistica ed antiquaria dell’epoca (Winckelmann anzitutto, ma non meno Diderot, Caylus, Falconet, Lessing, Herder, Goethe), la scultura conquista la propria autonomia dalla pittura, e attraverso l’esaltazione del senso del tatto diviene l’arte per eccellenza e si pone al centro del dibattito teorico. Il che per altro non impedisce ad Hemsterhuis di conseguire, nel contempo, ulteriori ed importantissime acquisizioni che hanno fecondato la ricerca successiva e presiedono alla nascita della storia dell’arte in senso moderno. Come, per esempio, la prima e del tutto originale formulazione del “pittoresco”, inteso come quintessenza della pittura e sua bellezza specifica, o le significative aperture per l’arte gotica e quella cristiana. Corredano il testo, qui presentato per la prima volta in lingua italiana con la puntuale cura di Elio Matassi ed una stimolante postfazione di Michele Cometa, esaustivi apparati esegetici, critici e bibliografici.

Informazioni aggiuntive

Codice ISBN

9788877261762

A cura di

Elio Matassi

N° pagine

100