Vedere l’invisibile
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È chiaro a tutti il ruolo fondamentale che svolge l’immagine in ogni processo culturale. Non a caso, la nostra civiltà è stata chiamata “civiltà dell’immagine”. L’immagine è una realtà potente e complessa, non meno di quella della parola, che esiste in virtù di propri meccanismi ed agisce grazie a specifiche regole di funzionamento. In altre parole, l’immagine è dotata di un suo autonomo statuto. Lo statuto dell’immagine si è andato lentamente costituendo ed arricchendo nel corso della civiltà occidentale, dalla lontanissima antichità ai nostri giorni.
È chiaro a tutti il ruolo fondamentale che svolge l’immagine in ogni processo culturale. Non a caso, la nostra civiltà è stata chiamata “civiltà dell’immagine”. L’immagine è una realtà potente e complessa, non meno di quella della parola, che esiste in virtù di propri meccanismi ed agisce grazie a specifiche regole di funzionamento. In altre parole, l’immagine è dotata di un suo autonomo statuto. Lo statuto dell’immagine si è andato lentamente costituendo ed arricchendo nel corso della civiltà occidentale, dalla lontanissima antichità ai nostri giorni. E un ruolo privilegiato ed esemplare in questa lunga evoluzione è stato svolto dall’immagine artistica, quella cioè realizzata dall’opera d’arte. In essa hanno conseguito la massima incisività sia i processi formativi dell’immagine, sia la sua utilizzazione per i fini più disparati: estetici, culturali, religiosi, politici. Lo statuto dell’immagine che informa la cultura occidentale non è stato posto da un filosofo né da una corrente artistica. Curiosamente, è stato fissato nell’anno 787 dai padri riuniti nel Secondo Concilio di Nicea, il settimo concilio ecumenico della Chiesa Cattolica. Quell’antico dibattito sull’immagine e le conclusioni di quel dibattito, accolte pur fra contrasti drammatici da tutta la Cristianità, hanno plasmato la cultura occidentale. Hanno reso possibile la storia dell’arte come noi la conosciamo (che per lunghi secoli è stata essenzialmente arte sacra), ma anche la legittimità dell’immagine, sacra e non-sacra, artistica e non, per il piacere dei sensi, per la propaganda politica e ideologica, per la pubblicità e la conoscenza scientifica, insomma per le più rarefatte esperienze dello spirito e i più concreti interessi materiali. Così, l’antica trasgressione alla proibizione biblica di fabbricare immagini, spintasi fino a sciogliere nell’immagine l’assoluto, ha fondato grazie ai dettami di Nicea (“vedere l’invisibile”) il nostro “impero dei sensi”, aperto dall’estetica moderna, in cui si è oramai tecnologicamente consumata ogni distinzione fra visibile e invisibile, in cui tutto può e deve essere visto, sostituendo blasfemicamente Dio con Hollywood e Internet. Questo volume presenta per la prima volta in italiano i testi fondamentali sull’immagine del Secondo Concilio di Nicea in una traduzione di straordinario fascino, che è riuscita a rendere in spumeggiante italiano contemporaneo la paludata prosa dell’antico greco bizantino. Corredano il volume, curato e presentato da Luigi Russo, un esaustivo apparato critico e tre illuminanti Appendici: storica, storico-artistica, teologica.
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788877260406 |
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N° pagine | 216 |